IL PIANO DELL’ENI PER PRODURRE 6 TONNELLATRE L’ANNO DI BIOCARBURANTI
L’Eni conta di produrre 6 milioni di tonnellate all’anno di biocarburanti entro dieci anni, ma in Italia si consumano ogni anno 7 milioni di tonnellate di benzina per le auto, 23 milioni di tonnellate di gasolio per i motori diesel e 4,5 milioni di tonnellate per il cherosene dei jet. Sta tutta in questi numeri la difficoltà di usare i biocarburanti per “salvare” il comparto italiano dei motori endotermici e il parco auto a benzina e diesel del paese. Esponenti del governo e del mondo industriale italiano sostengono che i biocombustibili potrebbero permettere di tagliare le emissioni di gas serra di auto e camion, mantenendo l’attuale parco di veicoli a benzina e diesel.
I biocarburanti servirebbero ad accompagnare la transizione verso l’auto elettrica, che tutti ritengono giusta ed inevitabile: i veicoli a combustione interna potrebbero continuare a circolare senza emissioni nette di CO2, dando più tempo alle aziende per riconvertirsi all’elettrico e ai consumatori per sostituire le vecchie auto. L’Italia è molto avanti nella ricerca e nella produzione di biocarburanti, grazie alla ricerca e agli investimenti dell’Eni. La raffineria di Porto Marghera è stata riconvertita al bio nel 2014, quella di Gela nel 2019. Gli impianti trasformano in carburante verde di alta qualità, l’Hvo (Hydrotreated Vegetable Oil) gli olii vegetali usati e di frittura, i grassi animali, gli olii estratti da colture dedicate e non in competizione con la produzione agricola. Nella raffineria di Livorno, Eni produce biocarburante per gli aerei, il Saf (Sustainable Aviation Fuel). Al momento viene miscelato al 20% col combustibile fossile, per ridurre la sua impronta carbonica. Il Cane a sei zampe punta a produrre 2 milioni di tonnellate di biocarburanti all’anno nel 2025, e ad arrivare a 6 milioni all’anno in un decennio. Per fare questo, il gruppo sta investendo in vari paesi africani, per creare grandi piantagioni di colture oleaginose, in particolare il ricino, che richiedono poca acqua e che non sono in competizione con le colture alimentari.
Un agrihub è stato inaugurato l’anno scorso in Kenya, un secondo seguirà nello stesso paese, un terzo aprirà quest’anno in Congo. Il business è estremamente promettente per il settore dell’aviazione, dove l’elettrificazione è impossibile, e l’unico sistema per decarbonizzare i jet sono i biocarburanti. L’Italia consuma circa 4,5 milioni di tonnellate all’anno di cherosene avio. I 6 milioni di tonnellate all’anno che Eni intende produrre entro dieci anni avrebbero quindi un mercato naturale. Molto più difficile sarebbe coprire con i carburanti verdi il settore dell’automotive. L’Italia, secondo i dati del 2021 del Ministero delle Imprese, consuma 7 milioni di tonnellate di benzina all’anno per le auto e 23 milioni di tonnellate di gasolio per i motori diesel. Non a caso, interpellato qualche mese fa dall’ANSA sulla proposta europea di stop ai motori endotermici al 2035, l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, non si era mostrato preoccupato: “Per i biocarburanti ci sono l’aviazione e il marittimo. Anche senza l’auto, il mercato c’è”.