QUALE SARÁ IL DESTINO DI CREDIT SUISSE TRA 48 ORE ?

Credit Suisse ha due giorni di tempo per trovare la formula che permetta di rassicurare e convincere gli investitori, prima dell’apertura dei mercati di lunedi’. Il Financial Times ha riferito, citando diverse fonti anonime, che Ubs, prima banca svizzera, e’ in trattativa per rilevare in tutto o in parte la rivale, con l’esplicita benedizione delle autorita’ di regolamentazione svizzere. La banca centrale svizzera “vuole una soluzione semplice” prima dell’apertura dei mercati la prossima settimana, afferma il quotidiano economico, riconoscendo che non e’ certo si possa raggiungere un accordo. Ne’ Credit Suisse ne’ la BNS hanno voluto commentare con l’AFP. Credit Suisse non e’ certo cara. Dopo una settimana negativa in borsa, che ha costretto la banca centrale a concedere un prestito di 50 miliardi di franchi svizzeri (50,4 miliardi di euro) per dare respiro all’istituto zurighese e rassicurare i mercati, alla chiusura di venerdi’ sera il suo valore superava di poco gli 8 miliardi di franchi svizzeri (8,1 miliardi di euro). Ma un’acquisizione di queste dimensioni e’ complessa, soprattutto se fatta in fretta.

Sebbene le autorita’ di regolamentazione abbiano dichiarato, al culmine della tempesta, che “Credit Suisse soddisfa i requisiti di capitale e liquidita’ per le banche di importanza sistemica”, l’impennata dei prezzi degli strumenti di copertura della banca, i credit default swap (CDS), e’ un segnale di mancanza di fiducia. Credit Suisse e’ reduce da due anni segnati da diversi scandali, che hanno rivelato, secondo la stessa dirigenza, “debolezze sostanziali” nel suo “controllo interno”. La Finma le aveva rimproverato di aver “gravemente mancato ai suoi obblighi prudenziali” nel fallimento della societa’ finanziaria Greensill. Nel 2022, la BANCA ha subito una perdita netta di 7,3 miliardi di franchi svizzeri, in un contesto di massicci prelievi di denaro da parte dei clienti. Per quest’anno prevede ancora una perdita “sostanziale” al lordo delle imposte. “E’ una banca che non sembra mai mettere ordine in casa propria”, ha osservato Chris Beauchamp, analista di IG, in un commento di mercato. Per quanto riguarda UBS, ha trascorso diversi anni a riprendersi dalla crisi del 2008. E non e’ chiaro se voglia imbarcarsi in un’altra ristrutturazione ora che sta iniziando a raccogliere i frutti dei suoi sforzi.

La possibilita’ di un’acquisizione di Credit Suisse da parte di una banca e’ stata sollevata anche dagli analisti di J.P. Morgan questa settimana, “con UBS come potenziale opzione”. Considerato il peso di una fusione, gli analisti ritengono che la filiale svizzera del Credit Suisse, che comprende il retail banking e i prestiti alle Pmi, potrebbe essere quotata in borsa o scissa. In questo modo si eviterebbero anche massicci licenziamenti in Svizzera a causa dell’inevitabile duplicazione delle attivita’. Secondo il FT, solo la gestione dei fondi e dei patrimoni potrebbe essere venduta a UBS o a un altro pretendente. Un altro ostacolo alla fusione e’ rappresentato dalla Commissione per la concorrenza, secondo quanto spiegato da Eugene Haltiner, ex direttore della Finma, in un’intervista rilasciata a CH Media Group. “La Comco incontrerebbe senza dubbio grossi ostacoli perche’ entrambi gli istituti hanno una posizione di mercato dominante”, ha detto Haltiner. Con l’aiuto della banca centrale di mercoledi’, Credit Suisse ha guadagnato “tempo prezioso”, sostengono gli analisti di Morningstar, precisando pero’ che la ristrutturazione e’ stata “troppo complessa” e non e’ andata “abbastanza lontano” per rassicurare investitori, clienti e azionisti. Gli analisti suggeriscono, tra l’altro, che Credit Suisse venda le sue attivita’ di brokeraggio in perdita. Gli analisti della BANCA statunitense J.P. Morgan stanno valutando un’opzione radicale, che sarebbe quella di “chiudere” semplicemente le attivita’ di investment banking. Alla fine di ottobre, Credit Suisse ha presentato un vasto piano di ristrutturazione che prevede l’eliminazione di 9.000 posti di lavoro entro il 2025, pari a oltre il 17% della sua forza lavoro. Obiettivo della banca, che a fine ottobre contava 52.000 dipendenti, era di concentrarsi sulle attivita’ piu’ stabili e trasformare radicalmente l’attivita’ di investment banking. Gran parte delle attivita’ della banca d’investimento, che ha subito pesanti perdite, sara’ ribattezzata First Boston, dal nome di una banca d’investimento statunitense che il Credit Suisse ha rilevato nel 1990 e poi gradualmente esternalizzato.