TRUFFE PHISHING, DANNI E RESPONSABILITÀ: LA SENTENZA DELLA CASSAZIONE

L’Abi ha inviato una circolare agli associati: se un cliente di una banca finisce nella ‘trappola’, la responsabilità è sua e non dell’istituto di credito

Se un cliente di una banca finisce nella ‘trappola’ del phishing e rimane vittima di una frode, la responsabilità è sua e non dell’istituto di credito. E’ quanto ha stabilito la Cassazione, con sentenza numero 7214 del 13 marzo, con la quale si è espressa sul tema, introducendo di fatto un principio che rappresenta, per le banche, uno scudo di fronte alle richieste di risarcimento danni avanzati da correntisti truffati online.

Nel caso oggetto della sentenza, si apprende da una circolare che l’Abi ha inviato agli associati, il titolare del conto ha disconosciuto una operazione fraudolenta di bonifico eseguita per via telematica sul proprio conto da una terza persona. Nella causa di primo grado, il Tribunale di Palermo aveva condannato l’intermediario a rimborsare al titolare del conto corrente la somma che era stata sottratta fraudolentemente, ritenendo che l’intermediario non avesse adottato tutte le misure di sicurezza tecnicamente idonee a prevenire danni come quello oggetto di causa. Tale decisione, tuttavia, è stata riformata dalla sentenza della Corte d’Appello di Palermo, per poi essere confermata dalla Suprema Corte. La Corte di Cassazione, richiamando nei fatti di causa le argomentazioni poste dalla Corte d’Appello, ha dichiarato inammissibile il ricorso escludendo la responsabilità dell’intermediario.