STIPENDI: CHI CI GUADAGNA COL NUOVO TAGLIO DEL CUNEO FISCALE E COSA CAMBIA IN BUSTA PAGA
Il governo di Giorgia Meloni ha approvato in Consiglio dei ministri il cosiddetto Def, il documento di economia e finanza che indica cosa intende fare l’esecutivo in termini di spesa e debito pubblico, e che contiene le previsioni sulla crescita dell’economia, sul mercato del lavoro e sull’inflazione. Nel Def varato nelle scorse ore è previsto anche un taglio del cuneo fiscale di circa 3 miliardi di euro, a vantaggio dei lavoratori dipendenti con redditi medio-bassi. A fronte di una stima di deficit tendenziale per l’anno in corso pari al 4,35% del Pil, “il mantenimento dell’obiettivo di deficit esistente (4,5%) permetterà di introdurre, con un provvedimento di prossima attuazione, un taglio dei contributi sociali a carico dei lavoratori dipendenti con redditi medio-bassi di oltre 3 miliardi a valere sull’anno in corso. Ciò sosterrà il potere d’acquisto delle famiglie e contribuirà alla moderazione della crescita salariale”,si legge nel comunicato stampa del Consiglio dei ministri
Dopo gli effetti solo parziali dei provvedimenti contenuti nell’ultima manovra, l’intervento in questione è programmato per un periodo di tempo che va da maggio a dicembre 2023, ed è destinato ai lavoratori con un reddito fino a 25mila euro lordi annui. Cerchiamo di capire in termini pratici come incide questo taglio sulle buste paga. Prima, però, una precisazione. In sostanza, il cuneo fiscale è la differenza tra quanti soldi “lordi” un’azienda versa per un dipendente, e quanti se ne trova poi in busta paga quel lavoratore, netti. Il cuneo fiscale contributivo misura il peso delle tasse sul lavoro, quindi, e cioè i contributi a carico dei dipendenti, quelli a carico del datore di lavoro e le imposte sul reddito. Nel nostro Paese il suo peso per un lavoratore standard è del 46,5%, uno dei dati più elevati tra i Paesi dell’Ocse (l’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico). Significa che per ogni 100 euro pagati dall’azienda al dipendente, quasi la metà, ben 46,50 euro, vanno in tasse. Già da un paio di anni gli interventi sul cuneo riguardano principalmente i lavoratori. Quest’anno, con la manovra 2023, il taglio è costato circa 5 miliardi di euro. Come ricorda il Sole 24 Ore, la normativa ha esteso alle retribuzioni lorde fino a 25mila euro l’esonero del 3% sulla quota dei contributi previdenziali dovuti dai lavoratori dipendenti (pubblici e privati), che la prima versione della manovra aveva previsto originariamente fino a 20mila euro di retribuzione imponibile. Per la fascia retributiva tra 25mila e 35mila euro è stato invece confermato l’esonero contributivo del 2%. Gli effetti sugli stipendi della sforbiciata arrivata con l’ultima manovra si sono rivelati finora modesti. Per i redditi fino a 25mila euro lordi si parla di un risparmio al mese di 41,15 euro e all’anno di 493,85 euro. Da 27.500 a 35mila euro di reddito, invece, si tratta di una trentina di euro in più in busta paga al mese, 360-390 l’anno.
Con i nuovi 3 miliardi di euro annunciati dal governo Meloni, queste cifre sono destinate a crescere un po’ se, come sembra, l’intervento avverrà quest’anno, nel periodo compreso tra maggio e dicembre. Nelle tasche dei lavoratori della fascia di reddito fino a 25mila euro lordi annui dovrebbe arrivare un aumento in busta paga pari a 25-30 euro mensili, ovvero da 300 a 360 euro annui. Rimane molto lontano l’obiettivo di Confindustria. L’associazione di categoria, infatti, aveva invocato un taglio strutturale del costo del lavoro attorno ai 16 miliardi di euro, che consegnerebbe ai lavoratori nella fascia di reddito fino a 35mila euro quasi una mensilità in più di stipendio per tutta la vita lavorativa (circa 1.223 euro). Attualmente, il cuneo fiscale contributivo italiano è pagato per due terzi dalle imprese e per un terzo dai lavoratori.