DAI MUTUI AL DEBITO, I RISCHI DELLA STRETTA BCE PER I PRESTITI IMMOBILIARI

Immediato apprezzamento dell’euro sui mercati valutari e contenimento nel medio periodo dei prezzi. Ma anche mutui più cari, rialzo dei rendimenti dei titoli di Stato e debito più pesante. Ogni rialzo dei tassi deciso dalla Bce per combattere l’inflazione ha inevitabili conseguenze sulle finanze pubbliche e sulla vita dei cittadini. La prima e più eclatante è proprio l’aumento del costo delle rate sui prestiti immobiliari e non, a cui non ha sempre però fatto da contraltare un parallelo aumento dei tassi dei depositi.

MUTUI PIU’ CARI. Se la Bce, come atteso, alzerà domani i tassi di altri 25 punti base l’impatto sulla rata di un mutuo medio a tasso variabile sarà, stando ai calcoli di Facile.it, di 237 euro (+52%) rispetto all’inizio dello scorso anno, raggiungendo i 693 euro. scoraggiando i nuovi acquisti di case e deprimendo il mercato degli immobili. Secondo le rilevazioni di Bankitalia, a febbraio i tassi di interesse sui prestiti erogati alle famiglie per l’acquisto di abitazioni son saliti oltre la soglia del 4%. Il rischio è che gli aumenti comportino una frenata del mercato immobiliare. Gli ultimi dati Istat disponibili, relativi al terzo trimestre del 2002, indicano una riduzione del ricorso ai mutui del 7,4%.

MENO PRESTITI ALLE IMPRESE, GIÙ GLI INVESTIMENTI. In un clima sempre più incerto e con il costo del denaro sempre più alto, le imprese potrebbero ridurre le richieste di finanziamenti. Il che significa meno investimenti, meno innovazione e meno crescita.

L’EURO SI RIVALUTA. E’ uno degli effetti da manuale. Tassi più alti portano a un maggiore flusso di denaro nelle banche europee, rafforzando la moneta. L’export costerà di più, l’import di meno, facendo salire la ‘domanda aggregata’, ovvero la quantità di spese effettuate (dal pubblico e dai privati) per l’acquisto di beni nazionali.

IL DEBITO COSTA DI PIÙ, RISCHI PER LA STABILITÀ. Non è un effetto diretto, ma l’aumento del tasso di sconto fa salire anche il valore, il rendimento, che lo Stato deve riconoscere ai sottoscrittori di titoli pubblici, ovvero di Bot, Btp e Cct. I rendimenti si sono già adeguati alle recenti mosse di Francoforte e probabilmente lo faranno ancora: nelle ultime aste i Btp quinquennali hanno strappato un interesse in aumento al 3,77% e i decennali al 4,42%. Anche sul mercato secondario il tasso dei buoni del Tesoro viaggia stabilmente sopra il 4%. Per dirla con il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, il rialzo dei tassi può “è utile per domare l’inflazione ma può causare qualche problema alla stabilità finanziaria”.