UNICREDIT: C’È CHI PARLA DI FUSIONI E CHI DI ACQUSIZIONI, ECCO COME ORCEL HA CHIARITO LA QUESTIONE
“Una banca e’ come un transatlantico: se non inizi a virare un miglio prima dell’iceberg che vedi davanti, ci finisci sicuramente contro. Ecco perche’ cio’ che stiamo facendo oggi in UniCredit e’ guardare oltre i risultati straordinari di oggi: vogliamo fard trovare pronti nel 2024 e 2025, quando questa euforia dei tassi alti sara’ passata. A quel punto si vedranno le differenze tra le banche che hanno fatto bene e chi no, tra chi ha un modello sostenibile e chi no. E se ci mettiamo in questa prospettiva allora potrebbe essere anche piu’ facile ragionare in un’ottica di fusioni e acquisizioni (M&A)”. Lo ha detto al “Sole 24 Ore” l’amministratore delegato di UniCredit Andrea Orcel, che ha appena presentato la prima trimestrale 2023, che poggia su un set di risultati che consente di alzare la guidance sull’utile 2023 a 6,5 miliardi inclusi i costi di ristrutturazione. Numeri che se da una parte lo fanno parlare di “trimestre record”, dall’altra non gli impediscono di riconoscere che per “mantenere la posizione di forza serve subito muoversi d’anticipo”. Senza “escludere nulla” sul fronte dell’M&A, da BancoBpm a Mps, o alla Germania, con Commerzbank: tutte ipotesi che “oggi non esistono perche’ non ci sono le condizioni. Quindi meglio proseguire da soli e con il buyback”.
I tassi alti non dureranno all’infinito: “I risultati straordinari che contiamo di realizzare nel 2023 sono stati costruiti nel 2022 e nel 2021. I tassi sono un elemento esogeno, migliore di quello che ci aspettavamo, e il pass through dei tassi sui depositi e’ contenuto. I costi bassi invece sono il frutto delle iniziative dello scorso anno, quando nessuno ci pensava. Oggi UniCredit e’ l’unica tra le grandi banche europee ad avere efficienze maggiori dello scorso anno, nonostante l’inflazione. Se e’ cosi’ e’ perche’ ci siamo mossi d’anticipo”. La crisi tra le banche Usa sembra non arrestarsi: sembra un nuovo 2008: “La situazione e’ molto diversa da allora. Oggi abbiamo un mix di deglobalizzazione, frammentazione geopolitica, un ridisegno delle catene di valore, il tutto combinato a un passaggio da una fase di liquidita’ super abbondante a costo zero a una fase di stretta monetaria. Tutti questi fattori, che si muovono insieme, creano stress. E cio’ e’ avvenuto soprattutto negli Usa, dove c’e’ stata una deregulation per le banche di dimensioni piu’ contenute, a cui si sono aggiunte gestioni manageriali poco prudenti”.
“In Europa – continua l’amministratore delegato – il quadro e’ diverso: abbiamo Basilea 4, quindi pratiche manageriali poco prudenti sono impossibili; le banche sono piu’ capitalizzate e piu’ liquide; il costo del rischio e’ piu’ contenuto. Certo che, poiche’ le crisi arrivano sempre da dove non lo si aspetta, la crisi americana ci deve rendere guardinghi e prudenti”. “Per questo motivo – conclude Orcel – continuo a rafforzare capitale e liquidita’ e ad aumentare gli accantonamenti: UniCredit deve essere percepita come la banca piu’ solida”.