LAVORO: QUASI IL 50% DEGLI ITALIANI CONSIDERA IL PROPRIO STIPENDIO TROPPO BASSO

Quasi il 50% dei lavoratori italiani non è contento del proprio stipendio. È quanto emerge da uno studio di Changes Unipol, realizzato con Ipsos, e analizzato da Il Sole 24 Ore.

La ricerca è stata realizzata con interviste condotte fra il 15 e il 21 febbraio 2023: 1.000 interviste a un campione nazionale rappresentativo della popolazione italiana di età 16-74 anni e 720 interviste Over Sample in 9 Aree Metropolitane, con 80 interviste circa per ciascuna area: Milano, Torino, Bologna, Verona, Firenze, Roma, Napoli, Bari e Cagliari. Cio che emerge dallo studio è che se durante la pandemia per i cittadini aveva acquistato grande importanza il fattore tempo, con l’aumento dell’inflazione per i lavoratori sta diventando sempre più centrale il tema dello stipendio. Il 50% degli intervistati indica infatti lo stipendio come un criterio fondamentale per valutare un’offerta di lavoro. Molto più della vicinanza a casa (33%), della solidità dell’azienda (30%) e della vicinanza alle proprie aspirazioni (29%). Per il 27% è importante la conciliazione lavoro-vita privata. Come sottolinea Il Sole 24 Ore, cioè che emerge con più evidenza è che per il 44% degli italiani il proprio stipendio non è soddisfacente.

I più insoddisfatti sono i giovani fra i 16 e i 26 anni: solo il 49% si dice contento del proprio salario. Fra i millennials (27-40 anni) si sale al 57%, mentre ritiene adeguato il proprio stipendio il 58% delle persone 41-56 anni e il 56% dei lavoratori 57-74 anni. Se si guarda al genere l’insoddisfazione dei lavoratori per lo stipendio è equamente distribuita: 44% degli uomini e 44% delle donne. Le lavoratrici e i millennials considerano molto importante il work-life balance, più degli uomini che guardano in misura maggiore alla solidità dell’azienda. A livello geografico, si rileva una maggiore soddisfazione per lo stipendio nelle zone dove il costo della vita è inferiore: 62% al Sud e nelle isole. Percentuale che scende di quasi 10 punti al Nord e al Centro. Fra gli intervistati la metà sta pensando di cambiare lavoro, dato che sale al 76% fra chi è insoddisfatto. La motivazione principale (36%) è una migliore offerta, seguita dallo stipendio non adeguato (31%), i ritmi troppo pressanti (19%), la difficoltà dei rapporti con i colleghi o un clima aziendale negativo (17%) e la volontà di conciliare meglio lavoro e vita privata (17%).

Per quanto riguarda la modalità di lavoro, il 52% preferisce una forma ibrida, un po’ in presenza e un po’ da remoto. Solo il 15% vorrebbe un impiego totalmente in smart working, mentre uno su due vorrebbe la settimana corta a parità di ore e stipendio.