SMART WORKING ECCO COSA CAMBIERÀ DAL 1° LUGLIO
Il prossimo 1° luglio scade il diritto per i più fragili, sia nel pubblico che nel privato, e per i genitori con figli fino ai 14 anni (nel privato), di lavorare con la modalità dello smart working. Andiamo quindi ad analizzare cosa potrebbe succedere dopo il 30 giugno. La misura, introdotta con la pandemia di Covid, è all’attenzione del Ministro del Lavoro Marina Calderone, che già a fine febbraio la prorogò, reperendo i 16 miloni di euro necessari per confermare questa possibilità ai lavoratori fragili. Per i genitori con figli minori di 14 anni infatti, il diritto allo smart working è cessato già dallo scorso dicembre, ma rimane garantito solo se l’altro genitore non risulti beneficiario di uno dei vari strumenti di sostegno al redditto.
A meno di ulteriori interventi quindi, scaduta la proroga, i lavoratori dovranno tornare in presenza. Tuttavia in molte aziende è stato già disciplinato il lavoro agile, con queste due categorie sopra menzionate, che potrebbero rimanere in smart working. Sostanzialmente infatti dal 1° luglio il lavoro agile verrebbe regolato esclusivamente dagli accordi individuali tra aziende e lavoratori, secondo quanto previsto dalla legge 81/2017 e dal Protocollo nazionale sul lavoro in modalità agile. Non è da escludersi una nuova valutazione da parte del governo comunque, che anche dopo la scadenza della scorsa proroga arrivata a fine 2022, aveva rinnovato la regolamentazione del lavoro agile per le categorie fragili solo nel successivo febbraio.
Rimane in ogni caso l’indicazione relativa all’articolo 18 della legge 81 del 2017 e dal Dlgs 105 del 2022 (articolo 4 lettera b), che specifica come i datori di lavoro debbano riconoscere priorità alle richieste formulate da lavoratori con figli fino a 12anni di età, con figli in condizioni di disabilità, caregivers, o lavoratori con disabilità in situazione di gravità accertata. Se queste categorie esprimono la volontà di fruire dello smart working, non potranno quindi essere sanzionate, demansionate, licenziate, trasferite o sottoposte ad altra misura organizzativa che possa ripercuotersi negativamente sulle condizioni di lavoro