ALL’ESTERO SI GUADAGNA DI PIÙ ED I GIOVANI SE NE VANNO DALL’ITALIA
«Troppi giovani cercano lavoro all’estero per la povertà delle offerte retributive disponibili». È il duro monito, al sistema delle imprese, del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, intervenuto all’assemblea di Confindustria. «Prima di ogni altro fattore, a muovere il progresso è il “capitale sociale” di cui un Paese dispone – ha aggiunto il Capo dello Stato -. Un capitale che non possiamo impoverire».
La fuga dei cervelli è, insomma, soprattutto una questione di stipendio. E la conferma arriva direttamente dal Consiglio nazionale dei giovani (Cng), che ricorda i dati del fenomeno: i giovani fra i 25 e i 34 anni espatriati fra il 2012 e il 2021 sono circa 337mila, di cui oltre 120mila laureati (il 36%). I coetanei rimpatriati nello stesso periodo sono 94mila, di cui 41 mila laureati. Il saldo è dunque negativo con una perdita netta di 79mila giovani laureati in dieci anni. I laureati di secondo livello trasferitisi all’estero, ricorda il Cng, percepiscono peraltro, a un anno dal titolo, 1.963 euro mensili netti, ovvero il 41,8% in più rispetto ai 1.384 euro che guadagnerebbero in Italia. Più passa il tempo più la forbice si allarga tant’è che, a cinque anni dalla laurea, fuori dall’Italia la retribuzione netta media è pari a 2.352 euro, un valore pari a +47,1% rispetto ai 1.599 euro medi italiani.
«È una realtà dolorosa e preoccupante», sottolinea la presidente del Cng, Maria Cristina Pisani, condividendo «le preoccupazioni sollevate dal presidente Mattarella» e lanciando un appello: se continuiano a perdere giovani, rischiamo di impoverire il nostro tessuto sociale, la nostra economia e la nostra cultura.
«Il mondo delle imprese ha una responsabilità fondamentale in questo scenario – ricorda Pisani -. Non solo in termini economici, ma anche in termini di responsabilità sociale. Incentivare e sostenere l’impiego giovanile, con condizioni lavorative e retributive dignitose, è fondamentale per costruire un futuro sostenibile», conclude la presidente. Ricordando che «i giovani hanno bisogno di essere riconosciuti, valorizzati e sostenuti, non solo con parole, ma con azioni concrete».